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Ittiofauna del Parco La Mandria

Gli studi sull'ittiofauna del Parco hanno confermato la presenza di 18 specie indigene, di cui 16 con popolamenti strutturati; sono stati rilevati anche popolamenti di 11 specie alloctone, di cui 9 strutturati. Tra le specie presenti 7 sono inserite nell'Allegato II della Direttiva Habitat, relativo alle specie di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di Zone Speciali di Conservazione: il Barbo canino, Barbus caninus, il Barbo italico, Barbus plebejus, la Lasca, Protochondrostoma genei, il Vairone, Telestes muticellus, il Cobite comune, Cobitis bilineata, la Trota marmorata Salmo marmoratus e lo Scazzone, Cottus gobio.

Il quadro complessivo è piuttosto positivo, soprattutto per quanto riguarda i Ciprinidi reofili (ovvero di acque correnti), che caratterizzano la maggior parte del Bacino Ceronda. Sono state infatti rilevate popolazioni abbondanti e ben strutturate di Lasca, di cui si è recentemente riscontrato un preoccupante declino su tutto il territorio piemontese rispetto ai dati riportati nella Carta ittica del 1992 (Regione Piemonte, 2006), e, nel settore più a monte del Ceronda risultano ben rappresentati anche il Barbo canino, Barbus caninus, la Sanguinerola, Phoxinus lumarieul e Gobione italiano Gobio benacensis, specie in forte regressione sul territorio regionale. Gobio benacensis è molto sensibile alla competizione con il Gobione europeo, Gobio gobio, specie alloctona presente con popolazioni strutturate nel basso corso del Ceronda.

Gli ultimi monitoraggi, effettuati nel 2019, hanno messo in luce la presenza di numerosi popolamenti ben strutturati di Cobite comune, Cobitis bilineata, e l'assenza di una specie di cobite alloctona, Cobitis sp., che sembra stare ultimando la completa sostituzione ecologica nel confronti del Cobite comune nel vicino SIC della Vauda. La caratterizzazione sistematica e l'attuale diffusione di questa specie alloctona è iniziata solo nella primavera del 2018 ma risulta ormai presente in diversi corpi idrici della regione, dove, in alcuni casi, ha completamente sostituito la specie indigena. Essendo non facilmente distinguibile dal Cobite comune, specie endemica del bacino del Po, tale specie invasiva non è mai stata riconosciuta nel corso dei precedenti studi e monitoraggi ittici regionali per cui la sua espansione è passata inosservata. Nel bacino del Ceronda questa specie invasiva sembra non essere ancora arrivata, forse a causa della presenza dei salti a valle dell'abitato di Venaria Reale che possono costituire una barriera invalicabile; tale barriera sembra agire anche come freno alla risalita di altre specie aliene quali Pseudorasbora, Pseudorasbora parva, e Rodeo amaro, Rhodeus amarus, rinvenute rispettivamente nel 2008 e nel 2016 in modo sporadico nel basso Ceronda. La Pseudorasbora (unico individuo catturato nel novembre 2008) e il Rodeo amaro, specie alloctone originarie, rispettivamente, dell'Estremo Oriente e del Bacino del Danubio, sono presenti con popolazioni strutturate in diversi corpi idrici nel vicino Canavese e nel tratto torinese del Po.

La specie ittica più rara è più minacciata nel comprensorio è risultata il Luccio mediterraneo, Esox cisalpinus.

Come è riportato dalla Carta Ittica Regionale del 1991 e dallo studio effettuato nel 1989 da G.B. Delmastro sulle acque del Parco Regionale La Mandria, la presenza del luccio era nota in alcuni tratti dei fiumi Ceronda e Casternone. Dopo le drammatiche alluvioni del 1994 e del 2000, le segnalazioni relative a questa specie si fecero via via più scarse, ma nonostante questo non vennero organizzate campagne di ricerca per monitorare la presenza della specie nel comprensorio. Successivamente i monitoraggi svolti tra il 2006 e il 2008 hanno permesso il rinvenimento di una popolazione riproduttiva presso il braccio morto del Ceronda in località Santa Ida (Bovero et al., 2008); questo particolare ambiente lentico rappresenta probabilmente l'unica area idonea per la riproduzione della specie nel Bacino Ceronda. In questa stazione è inoltre presente una popolazione abbondante e strutturata di Tinca, Tinca tinca, anche con individui di peso superiore a 1,5 chilogrammi. L'amministrazione del Parco ha richiesto alla Città Metropolitana l'istituzione di una zona di protezione con divieto di pesca.

Il Luccio era presente fino ad alcuni decenni fa nel Lago della Verna e da lì arrivava fino al Casternone tramite il Naviglio di Druento, dove peraltro è stato censito, a 300m dalla Bizzarria, l'unico esemplare catturato da Delmastro nel 1989. L'area riproduttiva di Santa Ida si collocherebbe quindi all'interno di un sistema di vie d'acqua utilizzate dai lucci per il loro ciclo biologico annuale, ed è probabile che queste vie d'acqua siano ancora utilizzate dagli ormai rari individui. Un gravissimo problema è rappresentato dallo sbarramento immediatamente a valle del sito, che di fatto ne impedisce il raggiungimento da parte di eventuali esemplari presenti a valle.

Preoccupante è anche il mancato rilevamento della presenza dello Scazzone, Cottus gobio, e della Lasca, Protochondrostoma genei, nel corso degli ultimi monitoraggi sul Valsoglia effettuati nel 2019; il declino di queste specie nel corpo idrico potrebbe essere collegato a fenomeni di inquinamento delle acque e/o all'incremento della presenza di Trota fario, Salmo trutta. 

Per quanto riguarda le acque lentiche, nella Zona Speciale di Conservazione La Mandria sono presenti numerosi invasi di antica origine artificiale tra cui alcuni di notevole estensione e altri, più piccoli, variamente collegati al reticolo idrografico (es lanche del Valsoglia).

La situazione naturalistica fino a 2018 appariva gravemente compromessa, in quanto questi bacini, costituivano un habitat ottimale per la riproduzione di fauna ittica alloctona come ad esempio la Carpa, Cyprinus carpio, il Persico sole, Lepomis gibbosus, il Persico trota, Micropterus salmoides, il Pesce gatto, Ameiurus melas, e il Carassio, Carassius sp.; avannotti di queste specie possono venire trascinati a valle attraverso le connessioni con il reticolo idrografico e stabilirsi in aree lentiche del basso Ceronda dove trovano un habitat ottimale per il loro accrescimento e riproduzione a danno della fauna autoctona, che vede limitarsi le risorse trofiche e ambientali e subire predazione su uova e stadi giovanili.

Nel 2017 è stato finanziato il progetto A.BI.T.A.RE. che si propone l'obiettivo di riportare i laghi Grande, Cristoforo e della Strada a una condizione naturalistica simile a quella originaria attraverso importanti opere di riqualificazione ambientale quali il rimodellamento delle sponde, lo svuotamento dei bacini per la rimozione di parte dei sedimenti, l'incremento della facies reofila dei laghi, la predisposizione di rifugi per pesci e aree idonee alla frega delle diverse specie, il controllo delle specie alloctone e la creazione di ambienti ripariali adatti alla riproduzione della testuggine palustre.

Il restauro ecologico si è concentrato sul ripristino dell'habitat delle macrofite sommerse e della comunità dei pesci carnivori. Con un natante dotato di elettrostorditore si è provveduto alla cattura dei pesci separando la componente alloctona e stabulando gli esemplari pregiati in altri bacini del Parco. Le sponde sono state rimodellate posizionando gabbionate di mattoni forati che stanno già ospitando sia il radicamento delle piante sia le ovature e le fasi giovanili delle specie ittiche, al riparo da predazioni. Al di sopra sono state poste delle isole artificiali tipo BioHaven costituite da galleggianti in plastica sostenenti un substrato di crescita per piante palustri, ispirate al ruolo ecologico delle naturali zattere di torba presenti nei laghi nordici, rifugio per l'ittiofauna al di sotto e sito di nidificazione al di sopra. Con le stesse finalità si provvederà anche a fissare sul fondo degli esemplari di alberi frondosi presi dai vicini impianti di conifere alloctone.

Inoltre sono previsti lungo gli emissari dei laghi dei letti di frega in ghiaia per le specie come le alborelle e delle spiagge artificiali per la testuggine palustre, Emys orbicularis, che ancora sopravvive in pochissimi esemplari.

Ora bisogna aspettare qualche anno e sperare nella stabilizzazione del nuovo habitat. Intanto i laghi sono fruibili con percorsi protetti da nuove barriere visive, per ora di frasche, in seguito costituite da arbusti autoctoni. Intanto i risultati già si vedono: mentre le acque del lago Cristoforo sono sempre verde-fango (è un bacino a monte che serve a depurare e laminare le acque provenienti dall'esterno) le acque del lago Grande sono ora molto più trasparenti e hanno assunto un colore brunastro dovuto alla comunità di macrofite (soprattutto Ceratophyllum) ricoperte da un sano biofilm.

La realizzazione di quest'opera dovrebbe avere conseguenze positive non solo per biodiversità degli ambienti acquatici presenti nel SIC La Mandria, ma anche per la ricostruzione di stocks di specie in grave declino sul territorio regionale quali il luccio autoctono e la testuggine palustre in ambienti selvatici e allo stesso tempo protetti.

In tabella 1 sono riassunti i dati attuali relativi alla comunità ittica presente nel settore del reticolo idrografico del Ceronda all'interno della Zona Speciale di Conservazione nei laghi (lago Grande, lago Cristoforo e lago della Strada). La nomenclatura utilizzata è quella proposta da AIIAD nel 2019.

Nome italiano Nome scientifico
(AIIAD; 2019)
Allegato II Direttiva 92/43/CEE Ceronda Valsoglia Laghi
Anguilla Anguilla anguilla       + a.
Alborella Alburnus arborella    ++ ++
 
Barbo canino Barbus caninus X come Barbus meridionalis   ++ ++  
Barbo comune Barbus plebejus X  ++
++  
Barbo europeo Barbus barbus    +    
Carassio Carassius sp.    +    +++
Lasca Protochondrostoma genei X come Chondrostoma genei   ++  ++***  +
Carpa erbivora Ctenopharyngodon idella        +a.
Carpa Cyprinus carpio    +   ++++
Gobione europeo Gobio gobio    ++
 ++  
Gobione italico Gobio benacensis*    +++
++
 
Cavedano Squalius squalus    +++  ++  ++
Vairone Telestes muticellus X come Leuciscus souffia  +++  ++  
Sanguinerola Phoxinus lumarieul   +++
   
Scardola Scardinius hesperdicus    +    +++
Tinca Tinca tinca   ++*    
Cobite comune Cobitis bilineata X come Cobitis taenia  +++ ++
 
Luccio italico Esox cisalpinus   ++*
   
Luccio europeo Esox lucius      +a.  
Trota fario Salmo trutta    ++ ++++
 
Trota marmorata Salmo marmoratus X
+
 +  
Ibrido fario x marmorata Salmo trutta x marmoratus   +
   
Temolo adriatico Thymallus aeliani    +juv.***    
Scazzone Cottus gobio X
++
 ++****  
Persico sole Lepomis gibbosus   +
++
+++
Persico trota Micropterus salmoides    +   ++
Ghiozzo padano Padogobius bonelli    +++ ++
 
Rodeo Rhodeus amarus   +
   
Pseudorabora Pseudorasbora parva    +    
Pesce gatto Ameiurus melas    + ++
+++


Tab. 1: Elenco delle specie rinvenute. In grassetto i taxa alloctoni; : ++++: specie presente con popolazioni molto numerose; +++: specie presente con popolazione numerose; ++: specie presente; +: specie sporadica; +a.: sporadici individui adulti (popolazione non strutturata); +juv.: sporadici individui giovani (popolazione non strutturata).

*In base a studi recenti (Bianco & Ketmaier, 2005) il gobione autoctono dell'area padana è Gobio benacensis (Pollini, 1816), specie minacciata e attualmente in netto declino. Gobio gobio (Linnaeus, 1758) è una specie invasiva di origine centroeuropea che ha recentemente colonizzato diversi corpi idrici dell'Italia settentrionale. Le popolazioni di gobione in Italia erano precedentemente considerate tutte come Gobio gobio; ** riproduzione esclusivamente nella lanca presso loc. S. Ida; non più rinvenuto nei monitoraggi del 2019; *** osservati alcuni individui giovanili a valle ponte per Druento nel settembre 2018; **** specie non più rilevata nei monitoraggi del 16 agosto 2019, da 200 m a valle di Ponte Rosso a 200 m a monte..

Alborella Alburnus
Alborella Alburnus
(foto di Ente di gestione delle aree protette dei Parchi Reali)
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