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Anfibi

Gli anfibi del Parco: quali sono e dove trovarli

La pioggia nel carpineto.

"Ascolta …la figlia
del limo lontana,
a rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!"

Così d'Annunzio descriveva il gracidio nel pineto e, di solito, anche il gracidio nel querco-carpineto de La Mandria è molto simile. Di solito, ma potrebbe anche non essere più così solito. Gli anfibi sono in declino ovunque, soprattutto nelle zone più soggette ai cambiamenti climatici: e noi stiamo osservando fenomeni di siccità sempre più prolungati. Ma una minaccia ancora peggiore incombe: un fungo parassita di origine orientale è giunto in Europa e ha portato alla estinzione locale di intere popolazioni. La perdita degli anfibi sarebbe un disastro per la catena alimentare: di rane si nutre praticamente qualsiasi altro animale carnivoro, di qualsiasi taglia. Cosa possiamo fare noi? Per esempio evitare di diffondere le spore non toccando o spostando nessun animale, non camminando nelle pozze e rispettando i divieti, come l'interdizione alle biciclette del sentiero tra le cascine Brero e Rampa, sentiero che attraversa un sito di riproduzione del raro tritone crestato. Ma anche la comune raganella presente nel nord d'Italia non è poi così comune: da poco si è scoperto che si tratta di una specie completamente separata dalla raganella del resto della penisola (Hyla intermedia), tanto da meritarsi un nome specifico: Hyla perrini. Le due specie per adesso restano separate all'altezza del Rubicone, finché qualcuno non getterà i dadi.

Nel Parco sono presenti nove specie tra anuri (rane, rospi, raganelle) e urodeli (salamandre e tritoni), più qualche ibrido. Mancano alcune delle specie più minacciate come il rospo pelobate fosco o invasive come la rana toro, entrambe legate ad ambienti di bassa pianura con corpi d'acqua lentica di una certa estensione. Sebbene l'altopiano mandriano non possa ospitare questi ambienti, esso risulta vocato per gli anfibi grazie alla scarsa permeabilità che permettere il formarsi di ampie pozze temporanee. Aiutano in questo senso i resti delle attività umane, laghetti, canali di irrigazione e anche l'attività della fauna come i cinghiali.

In inverno tutti gli anfibi non sono attivi ma già a metà febbraio alcune specie possono cercare di riprodursi. Possiamo quindi distinguere delle specie "precoci" (attive già a febbraio - marzo) e "tardive" (più frequenti tra aprile e maggio).

Le specie "precoci" hanno una colorazione o estremamente vistosa, se velenosi, o mimetica nei toni del bruno rossiccio. Nelle giornate umide è possibile anche incrociare la salamandra, animale non legato all'acqua se non per la deposizione delle uova.

Tra febbraio e marzo è il periodo che possiamo chiamare "rosso".

I primi a raggiungere l'acqua sono i rospi comuni e due specie di rane rosse, la temporaria (rana comune) e la dalmatina (rana agile).

I rospi sono animali in grado di muoversi con temperature molto basse, anche solo 6 gradi o meno, a condizione che ci sia forte umidità ambientale. In caso di gelo o di vento di solito riescono a ripararsi e ad aspettare momenti più favorevoli.

Tra rane e rospi la specie più esigente è la rana, che infatti subisce una riduzione essendo legata alla presenza di pozze semipermanenti senza pesci. Il rospo invece può tollerare presenza di pesci perché le sue uova non sono gradite e può riprodursi in pozzanghere temporanee.

Da noi la rarità zoologica è la rana… comune! A dispetto del nome, è molto rara e presente in Mandria in poche isolate stazioni. Il motivo è che la rana è comune sì, ma in Europa a nord delle Alpi, dove il clima è più fresco e umido, mentre da noi la dalmatina prevale.

Le rane sono molto importanti nell'ecosistema perché sono cibo per praticamente ogni specie di animale carnivoro (si capisce quindi perché è "agile"… chi non salta morto è….).

Se in questa stagione troviamo i tipici cordoni di uova dei rospi, si tratta del rospo comune e non del rospo smeraldino. Le due specie convivono negli stessi ambienti ma hanno strategie riproduttive e alimentari ben differenti. Il rospo comune si riproduce in maniera esplosiva in due settimane, appena alla fine dell'inverno, per poi allontanarsi dall'acqua.

In movimento possiamo trovare le salamandre, anche durante il giorno, se piovoso, ma mai in prossimità dell'acqua, mentre i tritoni (due specie il crestato e il punteggiato) abbandonano la fase terrestre trascorsa sotto la ramaglia e cominciano la fase acquatica. Per questo motivo viene prescritto il divieto di percorrere il sentiero tra cascina Brero e Rampa alle biciclette, se la stagione è piovosa si trasforma parzialmente in acquitrino fondamentale per la riproduzione per una delle uniche due popolazioni di crestato presenti in Mandria. Il tritone punteggiato, più piccolo, è più diffuso. Le due specie di tritoni, a differenza delle due specie di rospi, condividono lo stesso ambiente, la stessa alimentazione e il periodo riproduttivo. Apparentemente la differenza di dimensione permette una certa differenza nella dimensione delle prede, sebbene entrambe le specie siano piuttosto opportuniste. Solo in caso di scarsità i due tritoni entrano in competizione con a volte la predazione del crestato sul punteggiato.

Nel periodo "verde", tra aprile e maggio, si avvicinano all'acqua il rospo smeraldino, le rane verdi e le raganelle, per il secondo "turno" della riproduzione. Si noti infatti il colore di questi animali, è verde per confondersi con la vegetazione, mentre non ci sono animali verdi nel primo turno: o sono rosso bruni o giallo neri (che vuol dire non mangiarmi sono velenoso).

Per il rospo smeraldino, più piccolo del comune e più amante delle temperature estive, è tempo di farsi sentire con un vocalizzo identico o quasi ad un uccello notturno, il succiacapre. Molto facile ascoltarli, anche perché la stagione riproduttiva dura due o tre mesi, e confonderli! La coabitazione con il cugino più grande si risolve senza grandi attriti, usando l'uno il territorio per rifugio e l'altro per nutrirsi e viceversa. In generale il rospo comune ha bisogno di zone forestate mentre lo smeraldino ama spazi più aperti. In Mandria trovano l'uno e l'altro.

La raganella è molto comune e facile da osservare. Piccola e arboricola è molto resistente all'aridità e non è raro vederla brillare al sole potendosi difendere dalla disidratazione con una particolare secrezione della pelle; caccia spesso al balzo. La specie presente nel parco è endemica della pianura padana: si tratta della Hyla perrini, fino al 2018 considerata come la Hyla intermedia. Le due specie sono appena distinguibili dall'aspetto ma geneticamente chiaramente divise. La differenziazione data dall'inizio delle glaciazioni: con una popolazione che ha trovato rifugio nelle vallate prealpine e poi si è ridiffusa in pianura padana e un'altra che si è rifugiata lungo le coste tirreniche rimanendo isolata dalla catena appenninica in sollevamento.

Rumorosissima invece la rana verde presente sia come rana di Lessona (Pelophylax lessonae), in onore di Michele Lessona lo zoologo nato a Venaria, sia come ibrido con altre rane verdi; in questo caso la determinazione è molto difficoltosa e spesso si preferisce usare il nome di rana esculenta (esculentus in latino vuol dire commestibile).

Le tre rane si dividono il territorio dell'Italia settentrionale grossolanamente nel senso della altitudine, la rana di Lataste tipica della pianura, la temporaria in montagna, la dalmatina nelle stazioni intermedie.

Gli anfibi sono importantissimi nell'ambiente e devono rimanere numerosi. Molti lo sono ma siccome non li vediamo o sentiamo (a parte rane e rospi) sembra che siano insignificanti. Invece salamandre e tritoni svolgono funzioni utilissime. Per esempio rappresentano un anello intermedio della catena trofica (sono mangiati e vengono mangiati) e se si interrompesse la catena si destabilizzerebbe l'intero ecosistema del bosco, radure, aree umide.

Salamandra
Salamandra
(foto di Archivio Parco Mandria)
Rospo comune (Bufo bufo)
Rospo comune (Bufo bufo)
(foto di Ente di gestione delle aree protette dei Parchi Reali)
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