Il termine Vauda deriva dal celtico "vald" che significava foresta: anticamente infatti questo territorio era coperto da grandi ed ombrosi boschi.
Ancora oggi è considerato un terreno anomalo di pianura, poiché è una zona scarsamente coltivata. Dopo il disboscamento avvenuto nei secoli passati gli uomini si sono resi conto che i terreni della Vauda, come tutti i pianalti circostanti la riserva, sono acidi, argillosi e spesso sassosi: le produzioni agricole non rendono a sufficienza e i campi sono stati lasciati a pascolo.
In questo modo si è mantenuta la vegetazione originaria che non è stata eliminata dall'uso dei diserbanti impiegati per l'agricoltura intensiva. Questo è il principale motivo per cui quest'angolo di pianura è rimasto praticamente intatto.
Fra le erbe dei prati possiamo trovare numerose graminacee, tra cui Festuca tenuifolia; fiori una volta comuni ed ormai quasi introvabili nelle nostre pianure rallegrano il verde e profumano l'aria, come il gladiolo selvatico, tre specie di orchidee o la Gentiana pneumonanthe che sboccia a tarda estate, mentre sui pianalti la fa da padrona la brughiera, la cui pianta tipica è la Calluna vulgaris, per non fare che alcuni esempi.
Residui delle foreste che un tempo ricoprivano le Vaude si trovano lungo le scarpate dei rii che le incidono profondamente: boschi di carpini ed ontani, alberi amanti delle zone umide, farnie, le querce tipiche di questi luoghi.
Verso le sommità degli avallamenti poi, compaiono castagni, ciliegi selvatici e padi, cioè ciliegi a grappolo. Lungo le sponde dei rii è facile riconoscere la Matteuccia struthiopteris, una felce poco comune.
Nelle più alte aree pianeggianti, frammisti alla brughiera, si trovano boschetti di betulle pioppi tremuli, piante pioniere che stanno lentamente colonizzando i terreni incolti e preparano la strada per nuovi boschi di altre specie.