Sito Paleontologico della Foresta Fossile
Le piene che si sono susseguite negli anni ’90 hanno profondamente modificato l’assetto morfologico della Stura di Lanzo. Anche l’area della foresta fossile ha subito rilevanti modifiche. Dopo un periodo di “tranquillità” (magra), caratterizzato da scarsità di reperti osservabili (in riva destra soprattutto, a valle di Grange di Nole), la catastrofica piena del 2000 e i successivi interventi di escavazione nel letto del torrente hanno portato alla luce a centro alveo, ancora a valle della borgata Grange di Nole, numerosi tronchi e ceppi, alcuni di ragguardevole dimensione e impatto visivo. Ceppi e tronchi che hanno attirato l’occhio dei passanti, esperti e non. La voce si è diffusa nel circondario e la foresta fossile pliocenica della Stura di Lanzo, dopo il lungo periodo di oblio, è tornata a far parlare di sé. La rinnovata “celebrità” ha, tra l’altro, posto in modo pressante il problema della tutela e della valorizzazione, intesa ovviamente come utilizzo a fini divulgativi e didattici. Contemporaneamente, l’esumazione di numerosi e significativi reperti ha fornito lo spunto per proseguire in modo più approfondito e sistematico l’attività di studio e ricerca.
Attualmente parte dei reperti più appariscenti non è più visibile perché asportato dalle piene successive. La collaborazione fra Ente Parco, Università degli studi di Torino, CNR-IRPI, Regione Piemonte e Provincia di Torino ha portato alla realizzazione di studi specifici e materiale didattico e divulgativo, nonché del progetto di educazione ambientale “La foresta ritrovata”.