L’impatto dei cinghiali sugli ecosistemi
Le particolari condizioni bioclimatiche e le risorse alimentaridate dalla presenza di boschi e coltivi, consentono straordinari incrementi di questo ungulato, con nascite che si verificano in tutti i mesi dell’anno (inverni sempre più miti, consentono la riproduzione di questi animali senza periodi di interruzione): una femmina può partorire fino a 15 cuccioli, 3 volte all’anno (cioè 45 potenziali cinghiali adulti all’anno per singola femmina di cinghiale).
I principali danni che questi animali causano sono: collisioni stradali, ingenti perdite per colture agricole ed orti, rovesciamento/sradicamento di piante giovani.
Il cinghiale è in grado di modificare profondamente gli ecosistemi, soprattutto forestali. Onnivoro e opportunista, scava, sradica e crea profondi solchi alla ricerca del cibo, alterando le caratteristiche del suolo e del manto vegetale, accelerando i processi di decomposizione della sostanza organica del suolo stesso e compromettendo lo sviluppo di piante giovani e di insetti che trovano riparo proprio in questi primi centimetri di suolo.
Un cinghiale adulto, nel nostro ambiente, può arrivare a pesare fra i 70-80 kg nel caso delle femmine e raggiungere o superare i 100kg nel caso di un maschio. Per questo motivo, unitamente alle abitudini serali ed al colore scuro del manto che li rendono poco visibili agli automobilisti, i cinghiali causano incidenti autostradali anche di grave entità.
Non è da sottovalutare anche l’aspetto sanitario: Il cinghiale può fungere da ospite o essere il vettore di differenti agenti eziologici responsabili sia di malattie di comune riscontro nella fauna selvatica, in grado di essere diffuse anche agli animali allevati, che talvolta, di zoonosi (termine utilizzato per identificare infezioni o malattie che possono essere trasmesse direttamente o indirettamente tra gli animali e l’uomo).
Scopri: Piano di gestione e controllo numerico del cinghiale (sus scrofa) nel Parco Naturale La Mandria
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