Storia parco naturale La Mandria

“Mandria”: fu in quest’area che nel 1713 venne istituito un allevamento di cavalli per l’Esercito Sardo ed in conseguenza di ciò prese il nome che tutt’ora porta il Parco.
Alla costruzione principale – che diverrà poi il “Castello” – si aggiunsero nel corso di poco più di un secolo, le necessarie infrastrutture pertinenti al potenziamento dell’allevamento dei cavalli.

Solo nella seconda metà dell’800, la Mandria assunse la configurazione, ancor oggi sostanzialmente presente, di grande riserva di caccia: acquisizioni successive effettuate da parte del Re Vittorio Emanule II, portarono ad ottenere un unico vasto comprensorio di circa 3.000 ettari completamente perimetrato da un muro di cinta alto a sufficienza per proteggere la selvaggina, definendo in questo modo i confini della “Mandria”. Contemporaneamente fu ampliato il fabbricato principale per dare nuovo impulso alla riproduzione equina, venne curato il rimboschimento riducendo le colture agricole e d eliminando alcune cascine, e furono realizzati laghi artificiali, reti di strade interne e rotte per la caccia.

Tra gli anni 1860 e 1870, fu costruita la residenza del Re in corrispondenza della cortina frontale del “Castello”, e sempre in quel periodo si edificarono – quale omaggio del Re alla moglie morganatica – il “Castello dei Laghi” e il padiglione di caccia “La Bizzarria“. Da ultimo fu realizzata, nel “Borgo medievale della Rubbianetta”, la grande cascina “Emanuella”, oggi “Rubbianetta”. Furono questi gli ultimi interventi di un certo rilievo prima che – per ragioni essenzialmente economiche – la tenuta passasse in mano da Casa Savoia ai Marchesi Medici del Vascello, definitivamente nel 1887.

Sotto la conduzione dei Medici del Vascello, si operarono profonde trasformazioni a favore di strutture agricole tendenti a realizzare condizioni di esercizio di tipo aziendale. Degli interventi operati vanni ricordate le successive e sistematiche bonifiche – agraria, idraulica e forestale – intraprese dopo il 1923. L’attenzione si orientò verso le colture foraggiere e l’allevamento zootecnico, con incremento della produzione di latte tanto da favorire la realizzazione nel 1935 di un impianto di imbottigliamento presso la cascina “Peppinella”, costruita un decennio prima. E poiché cosa chiama cosa, divenne quasi inevitabile intensificare la rete stradale interna che arrivò fino a 150 Km di sviluppo in parte in massicciata stabile ed in parte in terra battuta per sentieri di caccia e piste. L’intera tenuta era suddivisa in 32 cascine e solo gli eventi bellici portarono ad una inevitabile battuta d’arresto.
Collateralmente alle varie fasi di trasformazioni agricole, la conduzione dei Marchesi Medici del Vascello, ha portato ad incidere profondamente sulla struttura originaria del Complesso “La Mandria”: si tratta delle trasformazioni dell’uso del territorio e dei “frazionamenti” che hanno prodotto alterazioni ambientali e la rottura dell’unitarietà funzionale e organizzativa.

Si iniziò nel 1946 con l’alienazione del “Parco Basso” e “Parco Bissole”, più direttamente a contatto con l’abitato di Venaria e al di fuori della cinta muraria. Si proseguì nel 1958 con la cessione alla FIAT di una porzione di territorio, nel comune di La Cassa, da adibire a pista sperimentale, per poi passare, nel 1960, ad un’ulteriore cessione al Golf Club Torino di un’area posta tra i comuni di Fiano e Robassomero. Nel 1963 fu ceduta la zona intorno ai “Quattro Laghi” al gruppo Bonomi-Bolchini, per la costituzione di una riserva di caccia e nel 1964 l’area di “Parco Bissole” subì un determinante e definitivo mutamento di destinazione urbanistica, passando da zona agricola, in parte a zona residenziale e in parte a zona industriale, dove sorse lo stabilimento “Cromodora” e successivamente “Magneti Marelli”. Dal 1966 al 1973 è continuata la parziale e costante cessione di aree ad Enti Pubblici (Istituto Zooprofilattico del Piemonte e della Liguria), a privati e industrie, sempre con destinazioni in tutto o in parte improprie rispetto all’originalità della “Mandria”.

Il 12 aprile del 1976 la parte della “Tenuta La Mandria”, che a quella data risultava di proprietà del Marchese Luigi Medici del Vascello e della “La Quercia S.p.A.” (circa 1344 ettari) è stata acquistata dalla Regione Piemonte, comprendendo tutti i beni ivi siti, in attuazione delle deliberazioni del Consiglio Regionale n. 61/CR/2582 del 19/7/1973 e n. 69/CR/1551 del 1/3/1976. Dal 1995 appartiene alla Regione anche l’ex riserva di caccia della famiglia Bonomi-Bolchini (320 ettari di verde con al centro il Castello dei Laghi, ampliato negli anni ’60 nel rispetto del preesistente).

Il 21 agosto 1978 la Regione Piemonte, per salvaguardare e valorizzare l’unità ambientale e storica costituita dal Castello della Venaria Reale, dagli annessi “Quadrati”, dal Castello della Mandria, dalla Tenuta e riserva reale di caccia, nonché dai singoli beni immobili e mobili che la compongono, istituì il Parco Regionale La Mandria, un’area naturale protetta comprendente sia il nucleo centrale, dato dall’area di proprietà regionale, che vaste zone circostanti. Attualmente il parco naturale si estende complessivamente su 6.571 ettari.

La gestione fu affidata all’Azienda regionale dei Parchi suburbani, trasformata nel 1993 in ente pubblico (“Ente di gestione del Parco regionale La Mandria e dei Parchi e delle Riserve naturali delle Valli di Lanzo”), riorganizzato nel 2012 per gestire anche altri parchi e riserve naturali, e ridenominato “Ente di gestione delle aree protette dei Parchi Reali”.

Parco La Mandria architettura e paesaggioIl territorio de “La Mandria”, disposto sull’altopiano morenico di destra della Stura di Lanzo, ai piedi delle Prealpi piemontesi, alla distanza di circa 15 Km. da Torino, costituisce, insieme a Stupinigi, la collina morenica di Rivoli, la stessa collina di Torino, un arco di estese aree naturali, in parte boscate, di elevata importanza ambientale, peraltro strettamente legate alla presenza delle Residenze Reali di Casa Savoia, di notevole rilevanza architettonica e culturale.

Il Parco naturale La Mandria si estende, alle spalle del grandioso complesso monumentale della Reggia di Venaria Reale, sulle lievi pendici di un altopiano che si affaccia alla pianura, solcato ed inciso dai numerosi valloncelli percorsi dai rivi che affluiscono al torrente Ceronda. Il muro che circonda il nucleo centrale (ex tenuta regia) è di circa 30 Km., edificato per volontà di Vittorio Emanuele II, ne fa oggi il Parco naturale storico recintato più esteso d’Italia. Il Parco si estende su 6571 ettari di terreno, di cui 1760 di proprietà della Regione Piemonte, ove si trovano il Castello (detto anche Borgo Castello per ricomprendervi vari edifici connessi) e oltre 20 edifici storici particolarmente tutelati: reposoir di caccia (il Castello dei Laghi e la Bizzarria), antiche cascine (quali: Rubbianetta, Vittoria, Comba, Romitaggio, Grangetta, Prato Pascolo, Peppinella, Oslera, Brero, Ciabot) e una chiesetta di origine romanica (San Giuliano) con vicini resti di un ricetto medioevale.

E’ tuttora attuale questa descrizione de La Mandria che ne fa Davide Bertolotti in “Descrizione di Torino” edito nel 1840: “Lungi dalla Venaria forse un miglio, in mezzo a deliziosi querceti, solcati da lunghe e frequenti strade, avanzo delle cacce Sovrane, tra fiorite praterie discorse da abbondevoli acque, e in una specie di valle ad anfiteatro cui fanno spalla in poca distanza le falde dei monti, siede la R. Mandria, voce che appresso noi significa stabilimento per la riproduzione de’ cavalli. La scenica bellezza del luogo basterebbe ad invogliare lo straniero a visitarla.”

 

Cos’è il Parco

Il Parco La Mandria è un’importante realtà di tutela ambientale, in cui vivono liberamente diverse specie di animali selvatici e conserva il più significativo esempio di foresta planiziale presente in Piemonte. Istituito come “area protetta” regionale nel 1978, ha un nucleo centrale circondato da circa 30 km di muro di cinta e vanta un considerevole patrimonio storico-architettonico costituito da oltre 20 edifici tutelati tra cui il complesso del Borgo Castello, numerose cascine, i resti di un ricetto medievale e due reposoir di caccia.

Il Parco La Mandria rientra tra i siti dichiarati dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”.

Inoltre passeggiando lungo le rotte ed i sentieri del Parco ci troviamo all’interno di uno dei più importanti siti di Rete Natura 2000: la rete di parchi e delle aree protette creata dall’Unione Europea per coordinare e collegare tra loro i diversi ambiti di tutela presenti in Europa per migliorare l’azione di salvaguardia delle risorse naturali.

Per saperne di più scarica il pdf La Mandria: l’essenza e le funzioni  

Il Medioevo a La Mandria è documentato dalla presenza nel territorio di Druento dei resti dell’antico ricetto di Rubbianetta. Qui sono tutt’ora visitabili i ruderi dell’antico ricetto con i muri del Castello e la chiesetta splendidamente affrescata di San Giuliano.

Il territorio faceva parte del Viscontato di Baratonia. Il nome di Ottone, Visconte di Baratonia, compare vicino a quello della Contessa Adelaide, allora reggente la marca di Torino, forse per la prima volta nel 1075. Il dominio dei Baratonia si estendeva inizialmente tra la Dora Riparia e lo Stura ed in seguito anche alle zone limitrofe, sino alle rive del torrente Ceronda.

Il Castello della Rubbianetta, “Castellaccio”, de La Mandria può rappresentare l’avamposto di un antico sistema di controllo militare a guardia di Torino e dei valichi montani. Nel tempo la struttura difensiva assunse con ogni probabilità la funzione di ricetto a protezione del Borgo rurale sorto attorno alla Chiesa di San Giuliano.

Nel 1343 il territorio passò sotto il potere dei Provana di Carignano. In particolare il ramo generato da Leonetto, consigliere di Leinì, si distinse a partire dal 1500 circa con l’appellativo di Druent e Rubbianetta.

Nella seconda metà del 1500, Carlo Provana era stato “arrogato in figlio” da Francesco di Druent dalla linea di Ardizzone. Nonostante questa arrogazione fosse poi stata annullata, egli comunque succedeva nei feudi di Druent e Rubbianetta, in virtù di lettere patenti di donazione del Duca Carlo Emanuele I. Il matrimonio di Carlo con Paola Henry de Crémieux (la cui famiglia proveniva dal Delfinato e si era da poco stabilita in Piemonte dove possedeva il feudo di Altessano) e l’eredità dei Druent, favorì l’accumulo di una serie di feudi e proprietà allodiali, tutte situate da Madonna di Campagna verso le terre di Druent ed Altessano, costituendo un insieme territoriale di estese dimensioni, reddito e potere. Carlo Provana morì nel 1599.

Le Regie Mandrie dei Savoia

Il complesso monumentale della Regia Mandria della Venaria risalirebbe al 1713 su progetto di Michelangelo Garove integrato successivamente da Filippo Juvarra. L’intervento dell’architetto messinese è documentato a partire dal 1726 con l’approvazione di un bilancio preventivo di spesa per il completamento della manica della scuderia. I lavori proseguono fino al 1729 con la costruzione sulla destra del corpo principale di una nuova manica di scuderia.

Le Mandrie Reali dell’epoca sono sostanzialmente 3: le Apertole, iniziata nel 1695, Chivasso dal 1763 al 1779 e Venaria a partire dal 1702.

Con Carlo Emanuele II si inizia l’allevamento, in apposite zone dette mandrie, dei cavalli destinati al servizio del Duca. Vengono allevati cavalli da sella, da caccia e da carrozza che dovevano essere assai numerosi per i vari servizi e per rimpiazzare quelli riformati o morti.

Già almeno dal 1687 erano presenti nel territorio di Venaria cavalli della “razza” che pascolavano anche su parte degli attuali terreni de La Mandria, poi si cita una Mandria Vecchia e infine il 16 aprile 1697 viene rilasciata una ricevuta “per 400 fascine di rovere necessarie ad un recinto da farsi per La Mandria nelli boschi del gran Paese per rinchiudervi i puledri di S.A.R. dentro”. E’ evidentemente l’inizio della Nuova Mandria i cui edifici sono ancora oggi presenti e nei quali Vittorio Emanuele II ricaverà in pieno Ottocento i propri Appartamenti. Pertanto sino alla fine del Settecento l’edificio de La Mandria è da ritenersi un’appendice del più generale impianto de La Venaria Reale.

Vittorio Emanuele I e Carlo Felice poi abbandonano progressivamente la Venaria e La Mandria sia per l’impossibilità di mantenere più residenze di caccia, date le finanze disastrate, sia per le pessime condizioni in cui si era ridotta la Venaria reale dopo la Rivoluzione francese e infine anche per la mancanza di cervi, sicuramente eliminati dalle truppe e dai locali. Pertanto tutto il centro dell’attività venatoria si sposta a Stupinigi, dove viene ricostituito l’equipaggio da caccia, anche se in forma ridotta.

Con Carlo Alberto tutto viene ulteriormente ridotto tanto che il re si reca a caccia scortato solamente da 4 carabinieri.

Occorre aspettare l’arrivo di Vittorio Emanuele II per far rifiorire la Mandria come tenuta venatoria, non più destinata al cerimoniale di corte, ma al privato e quasi borghese svago del re.

Nel 1887 nell’ottica di riassestamento del patrimonio operato da Umberto I dopo la morte del padre, la tenuta viene venduta ai Medici del Vascello, restando in loro proprietà fino alla definitiva cessione alla Regione Piemonte nel 1976.

Dall’acquisizione da parte dei Medici a fine Ottocento fino al 1923 la tenuta rimase sostanzialmente nelle stesse condizioni in cui era stata ai tempi di Vittorio Emanuele II. La maggior parte dei terreni risultavano incolti e il territorio veniva utilizzato per lo più come comprensorio di caccia non solo al cervo, ma anche alla piccola selvaggina da pelo e da piuma.

Con il 1923 inizia la trasformazione della tenuta de La Mandria in azienda agricola modello. Ciò avviene in un’epoca – quella fascista – in cui grande respiro viene dato alle bonifiche agrarie. La tenuta viene disboscata per ampi tratti, il terreno dissodato e seminato, soprattutto a cereali; vengono costruite nuove cascine e poderi modello ed intrapreso l’allevamento di suini, ovini e polli.

In questo periodo si procede alla costruzione di moderni fabbricati e cascine, tra cui la Peppinella, centro per la riproduzione dei capi scelti.

Nel Borgo Castello hanno sede la casa padronale, gli uffici amministrativi, le scuole, la chiesa e le officine. Nel 1933 viene dato notevole impulso all’attività zootecnica, concentrata nell’allevamento della razza bruna alpina e di quella valdostana; la produzione del latte ha un fortissimo incremento e si manifesta la convenienza di venderlo in bottiglie sigillate, attestanti la qualità. Nel 1935 si realizza il primo impianto di imbottigliamento, arrivando ad una produzione di più di duemila litri al giorno, in contenitori sterilizzati e chiusi da capsule che riportano il giorno della vendita al pubblico; in seguito la produzione si specializza anche nella confezione dello yogurt YOMO; l’azienda mantiene allevamenti minori, quello dei maiali alla cascina Rubbianetta, quello dei muli e dei polli.

Per alimentare i numerosi macchinari dell’azienda viene disposto un impianto per la produzione dell’energia elettrica, con una centrale idroelettrica principale alimentata dall’acqua proveniente dalla Stura di Lanzo e una centralina termoelettrica sussidiaria con motore diesel.

L’azienda comprendeva anche tredici cascine tenute a mezzadria e altre quindici in affitto, con una popolazione totale di 896 abitanti, nel periodo di maggiore sviluppo, con un massimo di 87 bambini: le “Scuole Private La Mandria”, già istituite da Vittorio Emanuele II, e in seguito modernizzate e ingrandite, comprendevano l’asilo infantile e quattro classi elementari.

Tutto questo è documentato nel museo Medici del Vascello, dove gli oggetti esposti danno l’idea di un tempo passato, ma comunque non così lontano, e dove si cerca di far rivivere la storia e le emozioni del tempo, la vita di una comunità che viveva all’interno del muro de La Mandria, e che la maggior parte delle volte usciva solo dopo la morte, infatti l’unica cosa che non c’era qui era il cimitero.

1976: Il Parco Regionale La Mandria

Nel 1976 la Regione Piemonte acquista un’importante porzione della tenuta La Mandria dai Medici del Vascello. L’istituzione del Parco regionale La Mandria risale al 1978 con la promulgazione della L.R. 21/08/78 n. 54.
L’area protetta comprende due tipologie:

  1. un’area attrezzata (3.124 ha) con finalità di tutela del patrimonio naturalistico e culturale, nella quale sono collocate anche attrezzature per il tempo libero
  2. una Zona di Preparo (3.446 ha), con finalità di graduale raccordo tra il regime d’uso e di tutela dell’Area attrezzatura e le aree circostanti.

Le finalità dell’istituzione dell’area protetta Parco Regionale La Mandria sono:

  • salvaguardare, riqualificare e valorizzare l’unità ambientale e storica costituita dal Castello della Venaria Reale e degli annessi “Quadrati”, dal Castello della Mandria e dalla Tenuta ex-riserva reale di caccia, nonchè i singoli beni immobili e mobili che la compongono, aventi interesse di carattere storico, culturale ed ambientale
  • promuovere e gestire ogni iniziativa necessaria od utile per consentire l’uso pubblico e la fruizione sociale, a fini ricreativi, didattici e scientifici, del territorio e dei beni immobili e mobili aventi interesse storico, culturale, ambientale e paesistico
  • tutelare e riqualificare l’ambiente naturale nei suoi aspetti biologici, zoologici e botanici, geologici
  • assicurare la più efficace azione protettiva e di valorizzazione nei confronti delle aree boschive
  • promuovere ogni iniziativa necessaria o utile alla qualificazione delle attività agricole esistenti.

Nel 1987 vengono emanate le “norme per l’utilizzo e la fruizione del Parco regionale La Mandria con L.R. 30/04/1987 n.15 che costituiscono l’attuale regolamento e disciplina sanzionatoria dell’area protetta.

Nel 1995 la Regione acquista anche la tenuta di Villa Laghi di proprietà all’epoca dei Bonomi Bolchini.

Attualmente il Parco è gestito dall’Ente di gestione del Parco La Mandria e dei Parchi e Riserve Naturali delle Valli di Lanzo” (L.R. 07/06/93 n. 24) che si occupa inoltre delle seguenti aree protette: Area attrezzata del Ponte del Diavolo, Riserva Naturale integrale del Monte Lera, Area Attrezzata della Collina di Rivoli e Zona di salvaguardia della Stura di Lanzo. Il complesso dei Parchi e Riserve incide su 21 comuni per un totale di 7.486 ha.