Storia ed Architettura

Il territorio medioevale di “Stoponito”, ricco d’acque sorgive, deve il suo popolamento alle Abbazie di Staffarda e di Rivalta, che vi possedevano grange e chiese.
Il territorio definito in età medioevale presentava già un piccolo castello, tuttora visibile a levante della palazzina (via Vinovo di Stupinigi), che anticamente difendeva il paese di Moncalieri: esso era possesso dei Savoia-Acaia, ramo cadetto della dinastia, ma passò sotto la proprietà di Amedeo VIII di Savoia quando l’ultimo degli Acaia morì nel 1418.
Amedeo VIII lo lasciò in proprietà nel 1439 ad un membro della famiglia, il marchese Pallavicino di Zibello, ma i Savoia ne tornarono in possesso quando Emanuele Filiberto ne reclamò la proprietà nel 1564. Per volontà del duca, il castello e le terre adiacenti vennero lasciate all’Ordine Mauriziano.

Palazzina di StupinigiGrazie alle continue bonifiche i suoli acquisirono fertilità e l’incremento dei boschi attirò la fauna selvatica. L’interesse venatorio dei Savoia si rivelò già nel corso del XVI secolo quando tutto il territorio, divenuto una Commenda dell’Ordine Mauriziano, venne riservato alle cacce ducali. Si tracciarono le rotte Palmera e Pracavallo che dai castelli del Drosso e di Mirafiori sul Sangone portavano quasi fino al torrente Chisola. In epoca barocca i territori si rivelarono adatti alla pratica della chasse à courre (caccia praticata a cavallo con mute di cani, senza l’uso di armi da fuoco). Tutto il territorio venne dunque rimodellato dalla costruzione della Palazzina con le sue rotte di caccia e rondò.
Era l’aprile 1729, e venne affidato il progetto a Filippo Juvarra. Ma fu sotto il regno di Carlo Emanuele III che la palazzina vide la nascita: nel 1731 già veniva inaugurata con la prima battuta di caccia.

La costruzione si ampliò durante i regni di Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III con il contributo di altri architetti, tra i quali Prunotto, Bo e Alfieri. Nel 1740 furono aggiunte altre due ali, ospitanti le scuderie e le rimesse agricole.
Anche Napoleone Bonaparte vi soggiornò, dal 5 maggio al 16 maggio 1805, prima di recarsi a Milano per cingere la Corona Ferrea. Qui egli discusse con le principali cariche politiche di Torino, accogliendo il sindaco, la magistratura e il clero, con a capo il cardinale Buronzo. Sembra che il cardinale, severamente redarguito dall’imperatore per le sue presunte corrispondenze con Carlo Emanuele IV di Savoia, sia stato oggetto di una discussione che ebbe come risultato la sua sostituzione con il vescovo di Acqui Terme, monsignor Della Torre.

Stupinigi (storia)

Nel 1832 la palazzina divenne di nuovo proprietà della famiglia reale e il 12 aprile 1842 vi fu celebrato il matrimonio tra Vittorio Emanuele II, futuro primo re d’Italia, e l’austriaca Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena. Fu poi ceduta al demanio statale nel 1919 e nel 1925 fu restituita, con le proprietà circostanti, all’Ordine Mauriziano.
Nell’Ottocento ospitò per diversi anni un elefante indiano maschio, che era stato regalato a Carlo Felice. L’elefante Fritz divenne famoso, ma dopo qualche anno l’elefante impazzì e incominciò a distruggere ciò che lo circondava; venne abbattuto e donato al museo zoologico dell’università di Torino. Attualmente l’animale imbalsamato è in mostra presso il Museo regionale di scienze naturali di Torino.

La Regione Piemonte nel 1992 ha istituito il Parco naturale di Stupinigi e nel 2009 ha acquisito al proprio patrimonio immobili appartenenti al contesto urbano e rurale del comparto di Stupinigi appartenenti precedentemente all’Ordine Mauriziano.
Dal 1997 il Parco rientra nella tra i beni classificati dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, in relazione all’importanza storico-architettonica dei luoghi e alla presenza della Palazzina di Caccia di Stupinigi, rientrante nel sito seriale delle Residenze Reali del Piemonte.

l Parco, istituito dalla Regione Piemonte nel 1991 si sviluppa per 1732 ettari, avendo come fulcro la Palazzina di Caccia di Stupinigi, uno dei gioielli monumentali del Piemonte, tra le più note Residenze Reali di Casa Savoia (detta anche “Corona di Delizie), proclamate nel 1997 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

palazzina di Stupinigi (architettura)Esperto di teatro prima che di architettura, Juvarra progetta la Palazzina di Caccia come “sorpresa” che deve apparire a filo dell’orizzonte, annunciata dal lungo rettilineo della strada alberata e circondata dall’immensa scenografia dei boschi e del parco, che si aprono alle spalle dell’edificio principale. Per questo anche il giardino è parte integrante del complesso della Palazzina di Caccia, il cui Salone delle Feste si affaccia sui grandi viali che si irraggiano, in fuga, verso i territori di caccia e le campagne dell’antico Ordine cavalleresco. Le perfette geometrie delle rotte del Parco rappresentavano, nella visione del genio juvarriano, l’ideale continuazione del disegno della Palazzina di Caccia: un impianto scenografico straordinario per l’epoca.

Recentemente il giardino, detto anche Parco Storico, è stato riportato ai disegni originali, annunciato da aiuole geometriche che intersecano lunghi viali e costituito da un fitto bosco che, perse le connotazioni estetiche originali, oggi è costituito prevalentemente da carpini ad andamento naturale, oltre che da antiche querce, importanti per la conservazione della biodivesità. Questo giardino risulta ancor oggi completamente circondato da un muro di cinta, che però ha perso i peculiari collegamenti con il restante parco naturale, essendo circondato completamente da una viabilità extraurbana a più corsie e ad intenso scorrimento, tale da qualificarla, ironicamente, come “la rotonda più bella d’Italia”.

E’ una questione affrontata dalla pianificazione dell’area, che a breve troverà soluzione nella nuova circonvallazione di Borgaretto in corso di realizzazione.

Tutto intorno il Parco naturale prosegue, avendo un’estensione di 1740 ettari, che è quasi il doppio di quella del Comune di Nichelino. Al suo interno gli alberi e la flora sono probabilmente gli stessi che Vittorio Amedeo II e la sua corte ritrovavano nelle battute di caccia al cervo, ben rappresentate dai dipindi di Vittorio Amedeo Cignaroli sulle pareti della Sala degli Scudieri. I cervi, invece, sono scomparsi ormai da più di un secolo, pur potendo occasionalmente avvistare caprioli e cinghiali.

L’intera area comprende zone agricole alternate a boschi e dal 1992 è stata riconosciuta parco naturale, e successivamente anche ZSC (Zona Speciale di Conservazione protette a livello europeo), per salvaguardarne l’integrità e proteggere le diverse specie animali, anche se meno “appariscenti” che la abitano, in particolare uccelli, anfibi e insetti legati all’habitat della foresta planiziale.